Oggi voglio scrivere un pezzo diverso dal solito: come sapete in genere propongo delle mie riflessioni, a mio avviso spesso sì interessanti ma anche complesse, di non immediata comprensione nonostante mi sforzi di scrivere in un linguaggio piano. L’aver verificato che altri ghiribizzi, sui quali si trovano idee semplici, al massimo degli spunti di riflessioni che accennano a una problematica senza affrontarla oppure che si allineano direttamente al pensiero maggioritario apponendo in calce la propria firma, hanno centinaia quando non migliaia di lettori mentre io ho solo qualche sparuta decina di coraggiosi, talvolta mi mette dei dubbi.
In breve: non sarà che io, pensando di scrivere chissà quale profonda verità, spari invece delle semplici cazz###?
In realtà tutto dipende dal pubblico al quale ci si rivolge: se vuoi essere apprezzato e capito dalla maggioranza delle persone devi usare concetti familiari a essa; devi scrivere l’ovvio magari aggiungendoci solo qualche tocco personale, devi essere divertente e conciso perché l’attenzione del lettore medio è di pochi minuti. Io invece scrivo sostanzialmente per me e, di conseguenza, per un pubblico decisamente fuori dalla norma: chiaro quindi che solo pochi possono apprezzarmi pienamente.
Ma la precedente affermazione potrebbe essere solo una mia pia illusione: magari ho pochi lettori non perché scrivo per un pubblico ristretto ma, come già detto, perché sparo cazz###...
Fortunatamente però, negli ultimi anni, ho scoperto di non essere solo: ci sono altre persone, valutatene voi il calibro, che condividano più o meno parzialmente le mie idee. Occasionalmente mi suggeriscono addirittura idee utili che prontamente faccio mie.
Ecco queste corrispondenze mi rassicurano sulla bontà del mio pensiero (*1)
Oggi voglio quindi presentare articoli recentissimi pubblicati su FB da tre dei miei filosofi preferiti. Non ho intenzione di cercare di riassumerne il contenuto in poche parole (sarebbe irrispettoso da parte mia illudermi di riuscirci senza banalizzarlo... e poi mi fa fatica!) ma darò il collegamento alla loro riflessione e poi ne estrarrò delle frasi che mi hanno colpito o che reputo interessanti.
𝗜𝗹 𝗴𝗿𝗲𝗲𝗻 𝗽𝗮𝘀𝘀, 𝘂𝗻'𝗶𝗻𝗳𝗮𝗺𝗲 𝗽𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗮𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 di Diego Fusaro
Il senso generale del suo articolo è affine al mio pezzo d’ieri Teleologia-19 ma Fusaro si permette dei toni molto più aspri dei miei.
1- «Occorre avere l'onestà ancor prima del coraggio di dirlo apertamente, senza perifrasi e senza timori: il green pass o passaporto vaccinale che dir si voglia è una infame pratica ricattatoria indegna di un Paese civile e democratico.»
2- «Non vi è virus al mondo in nome del quale si possano mettere in congedo le libertà, i diritti e la Costituzione. Una scienza che ce lo chiedesse, non sarebbe scienza ma squallida ideologia proprio come squallida ideologia era quella che legittimava in termini falsamente scientifici l'infame dottrina della razza nel 1938 o l'aberrante dottrina eugenetica. Come sono stati possibili i lager nazisti? Facendo finta di nulla, rispondeva Primo Levi, cioè spostando lo sguardo dall'altra parte, accettando in silenzio, ma con passività e, come oggi userebbe dire, con "resilienza".»
3- «Nel deserto generale, la notizia buona è che i francesi non accettano in silenzio: stanno già iniziando a rivoltarsi da Marsiglia a Parigi contro l'infame regime terapeutico voluto e imposto dal blocco oligarchico neoliberale transnazionale. Ed è significativo che tutto sia ancora una volta partito il 14 di luglio...Viva la Francia che, memore della propria storia, si ribella in nome della libertà e della dignità. Impartisce una lezione ai popoli europei: quando la dignità e la natura umana vengono calpestate, non si può tacere, occorre reagire.»
La tirannia gioviale e democratica di Marco Guzzi.
Nel suo commento originale su FB non c’è titolo: mi sono quindi limitato a sintetizzare la prima frase del testo...
1- «Ma in fondo [la tirannia] utilizza sempre gli stessi strumenti: la coercizione, la demonizzazione dell'avversario, o la sua esclusione o eliminazione diretta, le menzogne ripetute con insistenza fino ad inchiodarle nella mente dei sudditi, le motivazioni pseudoscientifiche dei propri crimini (il Manifesto della razza, del 1938, era firmato da dieci eminenti scienziati italiani), la creazione di categorie di persone di secondo o terzo livello, cui vengono interdetti vari ambiti di libertà, dall'insegnamento al viaggiare, e così via.»
2- «Quando le tirannie iniziano a mettere in atto la loro consueta strategia, molti non se ne accorgono, tendono a giustificare queste limitazioni evidenti della libertà, accecati dalla paura, dal conformismo, e dalla pigrizia, che è la migliore alleata di ogni dittatura.»
3- «Temo che ci stiamo avvicinando a tempi di simile gravità.
Saremo pronti ad affrontarli nella certezza che le tenebre di questo mondo non prevarranno mai, anche se il loro (momentaneo) dominio produce immani catastrofi e sconfinata sofferenza.»
Bonus (Guzzi cita un altro filosofo) - «Consola che ancora si levino in Italia (poche) voci, nel frastuono del pollaio di castrati, come quella del filosofo Giorgio Agamben, che ieri l'altro scriveva: "[…] A questo [la discriminazione di una categoria di uomini] mira la creazione del cosiddetto green pass. Che si tratti di una discriminazione secondo le convinzioni personali e non di una certezza scientifica oggettiva è provato dal fatto che in ambito scientifico il dibattito è tuttora in corso sulla sicurezza e sull’efficacia dei vaccini, che, secondo il parere di medici e scienziati che non c’è ragione di ignorare, sono stati prodotti in fretta e senza un’adeguata sperimentazione. [...]»
I bigotti del Bene di Andrea Zhok
Devo premettere che nel suo pezzo Zhok commenta un articolo della prima pagina del Corriere ed è quindi il relativo giornalista “l’autore” menzionato nei passaggi riportati qui di seguito.
1- «[…] l'autore invoca la Ragione e la Scienza, ma lo fa non attraverso qualche argomento razionale o scientifico. No, la Ragione e la Scienza vengono affermati attraverso un appello alla Fede nei Migliori.
E così, l'essenza della democrazia diviene - ipse dixit - "fidarsi di chi sa", il che si traduce tecnicamente come: l'essenza della democrazia è un'oligarchia.»
2- «L'articolo parte rendendoci edotti circa le precedenti convinzioni dell'autore, che riteneva che il mondo si dividesse in bestioni vichiani non benedetti dal dono dell'intelletto, e dunque pronti a votare Trump, proclamare che la Terra e piatta e far piangere Draghi, e poi 'noi', la maggioranza saggia e benevola.
Il cuore dell'articolo consiste nell'esprimere la faticosa presa di coscienza dell'autore che tra coloro i quali dubitano dei vaccini non ci siano solo Visitors e Morloch emersi dalle viscere della terra, ma anche persone apparentemente normali, che vivono tra noi senza ingurgitare ratti vivi (o almeno senza farsi vedere).»
3- «Ecco, in questo quadro categoriale tripartito ("noi-dalla-parte-del-giusto", "i bestioni maleodoranti", e i "dissenzienti che si confondono tra di 'noi'") manca al nostro editorialista una quarta partizione. Chiamiamo questa quarta categoria quella dei "Bigotti del Bene", quelli che abbracciano sempre la verità rivelata dall'ultima autorità mediatica, e inorridiscono di fronte ai dissenzienti, in quanto tali.
I Bigotti del Bene non sono adusi alla pratica raziocinativa, né scientifica, ma obbediscono a ciò che ha una sanzione di bontà ufficiale, e se oggi questa sanzione passa attraverso un sigillo di razionalità e scientificità sono prontissimi ad annuirvi (come ieri annuivano alla buona società o al parroco o al grande sacerdote).»
4- (perché troppo divertente!) «[I bigotti del bene] Sensibilissimi nel debunking delle "bufale alternative", essi si rivelano d'un tratto privi di facoltà percettive verso la broda propagandistica e manipolatoria che passa attraverso i canali ufficiali.»
Vabbè, avevo pensato di aggiungere qualche mio commento ma non voglio annoiare oltre il mio lettore. Chi mi segue da tempo probabilmente ritroverà facilmente in questi frammenti degli echi del mio pensiero…
Conclusione: Fusaro e Guzzi scrivono per un pubblico più ampio di quello di Zhok il quale però compensa grazie al suo stile ironico: probabilmente non viene sempre capito ma comunque diverte i suoi lettori!
Nota (*1): che, in verità, trova riscontri anche nei libri di un certo spessore che leggo...
alla prima stazione
1 ora fa
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