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giovedì 1 giugno 2017

Definizioni

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.3.0). In particolare i capitoli: 10, 11 e 13.

Io sono sempre stato contrario alle definizioni: mi sembravano inutili. Dopo tutto una volta compresa la sostanza che interesse ha la forma?
Decisamente per gran parte della mia vita ho disprezzato le definizioni ritenendole un inutile sforzo per la memoria.

In questi ultimi mesi però sto cambiando idea. Scrivendo l'epitome mi sto rendendo conto di quanto esse possano essere utili. È vero: i concetti chiave li ho già chiari nella mente, indipendentemente da come li chiamo, eppure dare delle definizioni mi sta aiutando a classificare, a distinguere con più precisione e, sorpresa, a comprendere più in profondità ciò che già avevo elaborato portandomi ad estenderli e arricchirli con nuovi dettagli.

Mi sembra ancora impossibile eppure è così!
Quando ho un'idea nella mente, alla quale però non ho associato una definizione, essa è come una macchia dal bordo mutevole che, a seconda dei casi (ovvero delle altre idee a cui l'accosto) può cambiare forma, restringersi o espandersi. Ciò non è un male e mi permette, forse, di combinarla più facilmente con altri concetti.
Però in questa sua mutevolezza finisco per trascurare e poi dimenticare le piccole differenze che l'idea assume quando l'osservo da diversi punti di vista.

Quando invece all'idea lego una precisa definizione allora la “macchia” diviene una forma geometrica dal contorno ben delineato e immutabile. In questa situazione quando provo a combinarla con altre idee mi accorgo perfettamente di dove i contorni non combaciano a dovere: diviene allora semplice notare, evidenziare e memorizzare quelle piccole varianti all'idea originale che permettono di definirla più precisamente, magari di suddividerla in più casi particolari e di individuare più facilmente possibilità che altrimenti non avrei neppure preso in considerazione.

Ad esempio in [E] 11.4 la classificazione dei diversi tipi di populismo mi ha portato senza sforzo, in maniera quasi automatica, a una maggiore comprensione del M5S e di Trump.
Oppure nella versione a cui sto lavorando adesso la [E 0.3.0] nel nuovo sottocapitolo 10.5 dove ho introdotto la definizione di “criptocrazia” (*1), che in pratica definisce il concetto per cui i parapoteri influenzano i governi delle democrazie occidentali, mi è venuto spontaneo differenziarla ulteriormente in criptocrazia esterna e criptocrazia interna. E a questo punto diviene automatico associare la criptocrazia esterna alle democrazie minori ([E] 13.3) e si capisce molto più facilmente anche il meccanismo per cui, a causa della globalizzazione, molte democrazie europee (fra cui anche quella italiana) si stanno trasformando ([E] 13.4).

E tutto questo viene “gratis” grazie a delle semplici definizioni!

Per non parlare poi della semplificazione nella comunicazione delle idee che una definizione univoca dà rispetto a un giro di parole che, talvolta, può pure divenire ambiguo e confondere le idee...

Conclusione: ecco, magari c'è da dire che la definizione è particolarmente utile per chi, come me, sta cercando di costruire idee nuove. Forse, se si ci si limita a imparare qualcosa di ormai assodato e da tempo ben definito, l'utilità è minore. Ma per me invece è proprio una gradita sorpresa: la versione 0.3.0 avrà molte novità in tal senso!

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