Questo sarà un pezzo “Peso”: spesso mi dimentico di usare tale marcatore e, in parte, non sono abbastanza oggettivo da rendermi conto di quanto possano essere noiosi i miei pensieri...
Oggi però sono sicuro che questo sarà un pezzo noiosissimo: sono stato colto da un'improvvisa melanconia e non so neppure cosa andrò a scrivere: consiglio quindi ai miei lettori di lasciar perdere fin da ora questa lettura e di dedicarsi ad altre attività più proficue.
Volevo scrivere qualcosa delle mie riflessioni sulla morale ma si tratta ancora di pensieri sparsi, non organizzati e incerti.
Io credo sia importante arrivare a rispondere alla domanda “Cosa è giusto fare quando abbiamo due obblighi morali fra loro contrastanti?”. E a monte di questa “È possibile avere obblighi morali contrastanti?” e poi “E, se sì, perché?”.
È il bene della società che pare in contrasto con quello del singolo individuo: sembra che per appartenere alla società il singolo debba sacrificare qualcosa di sé stesso, parte della propria libertà, parte del proprio bene. E alla fine questo porta a contrasti morali: da una parte il bene dell'individuo, dall'altra quello della società. Un'antinomia morale.
Mi chiedo: può esistere una morale che, se applicata da tutti gli individui, porterebbe a una società non conflittuale con il singolo?
Io credo di no. Tutti gli individui sono diversi: se si ammette la libertà di pensiero allora alcune persone arriveranno, a parità di condizioni, a conclusioni diverse. Inevitabilmente questo porterà a conflitti fra individui e, più in generale, fra società e singola persona.
Questo significa, come scritto in Nessuna conclusione, che i contrasti fra due obblighi, uno verso se stessi e l'altro verso la società, sono piuttosto comuni.
Mi chiedo però se sia possibile, escludendo qualsiasi influenza esterna, che una persona abbia due obblighi morali verso se stessa in conflitto fra loro. E, se ciò fosse possibile, sarebbe in tal caso un limite della morale dell'individuo? Cioè di una morale imperfetta che abbia in sé un germe, un difetto, che renda possibili tale tipo di contraddizioni.
Viceversa è possibile un'etica che in nessun caso porti ad antinomie morali verso l'individuo che la applica?
Ecco, questa è una delle difficoltà: quale deve essere il punto iniziale della riflessione: se stessi, o il rapporto fra più individui.
Per non parlare del fatto che abbia senso o no cercare di ragionare in maniera così formale sulla morale: è possibile cioè dimostrare che una morale non porta a contraddizioni riguardo il bene del singolo individuo.
Oppure il punto di partenza dovrebbe essere il bene? Con tutti i problemi che ciò comporta primo fra tutti la sua definizione e univocità.
Ecco, idealmente “mi piacerebbe” un'etica che parta dalla definizione di bene, su questo costruisca una morale che non porti ad antinomie per il singolo individuo e, a quel punto, studiarne un'estensione che applicata da tutti gli individui di una società ne minimizzi i conflitti.
Ho scritto “mi piacerebbe” fra virgolette perché non ho idea se questo mio bel proposito sia fattibile.
A dire il vero qualche ora fa mi chiedevo se l'idea di bene sia separabile da quella di religione. Che per definire un bene particolare sia necessario un'idea di bene assoluto, di perfezione, che coincida con l'essenza della divinità.
Ma si è trattato di un pensiero elusivo, che mi è subito scappato via e che adesso non ho voglia di rincorrere: ma chissà dove mi porterebbe se provassi a seguirlo...
E se definissi come bene per l'individuo la capacità di fare del bene? Capacità di fare del bene sia verso se stessi che verso gli altri. Anzi, perché limitarsi, il bene dell'individuo deve corrispondere alla capacità di fare del bene verso la realtà.
Mi pare un'idea promettente ma non devo farmi prendere dall'entusiasmo: ci potrebbero essere dei problemi in base alla definizione di bene. Oppure no?
E poi ci sarebbe da considerare la volontà! Che valore morale avrebbe la capacità di fare del bene se mancasse la volontà di farlo?
Oppure si potrebbe considerare fin da subito le limitazioni umane: l'uomo non si protende verso il bene ma solo verso ciò che crede essere il bene. L'errore è intrinseco all'uomo e alle sue decisioni: forse dovrebbe esserlo anche alla sua morale. Non so: forse non ha molto senso immaginarsi un bene “deformato” dall'errore; forse è meglio immaginarlo perfetto e considerare poi la fallacia degli individui nella visione e valutazione dello stesso, anzi nella valutazione della realtà.
Bo... continuo a essere triste e adesso mi fa pure caldo: è piovuto, la temperatura è diminuita ma ora è anche più umido...
Conclusione: nessuna. Ma stavolta avevo avvisato fin dall'inizio!
mercoledì 28 giugno 2017
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