Qualche giorno fa mi sono incontrato con un gruppo di ex attivisti del M5S e l'argomento era l'IMU sui terreni agricoli. Evito tutti i retroscena (non interessanti) e mi concentro sul nocciolo della questione: un nostro collega ha proposto di chiedere al comune di applicare l'IMU sui terreni agricoli solo a quelli non produttivi e, anzi, di renderla punitiva in maniera da incentivare i proprietari a coltivare la propria terra.
Istintivamente l'idea mi è subito sembrata sbagliata: già in passato ho avuto sensazioni di questo tipo, non ben definite, e sono rimasto zitto per poi scoprire, magari mesi dopo, che la sensazione iniziale era corretta. Oltretutto con la beffa di non poter dire “io l'avevo detto” perché, in verità, ero rimasto in silenzio!
Anche stavolta la mia sensazione era indefinita: un vago “è sbagliato” ma che su due piedi (probabilmente iniziavo già ad ammalarmi!) non ho saputo argomentare neanche a me stesso.
Però, per cambiare, ho dato voce ai miei dubbi riuscendo ad arrivare alla formula “io sono favorevole agli incentivi per chi fa ma contrario alle punizioni per chi non fa”.
Mi è stato risposto che è la stessa cosa: il risultato non cambia. In realtà la risposta fu più elaborata e arricchita con metafore ed esempi corretti ma non attinenti. Credo non per malizia ma per l'abitudine a cercare di aver ragione portando pseudo-argomentazioni inventate sul momento e utili non a persuadere ma a farsi dare ragione.
Ma è davvero la stessa cosa incentivare chi fa e punire chi non fa?
Assolutamente no (*0)!
Un'analogia molto indovinata (*1) per comprendere la differenza è la seguente: supponiamo che un maestro elementare voglia far studiare maggiormente i suoi alunni. Una possibilità è quella di premiare quelli che si impegnano di più (incentivo a chi fa) un'altra è quella di punire gli alunni peggiori (punire chi non fa).
Probabilmente, come diceva il mio collega, il risultato finale non cambierebbe o, anzi, punire con colpi di ferula i bambini che non studiano potrebbe addirittura portare risultati migliori.
Ma questa analogia chiarisce bene il motivo di fondo per cui avevo i dubbi che non sapevo esprimere.
Per quale motivo nelle scuole italiane (almeno credo!) si preferisce premiare chi si impegna invece di punire chi non riesce? Il motivo è che non tutti gli studenti sono uguali: alcuni possono non essere portati per una materia e punirli per questo equivalerebbe a punirli per qualcosa che non dipende da loro. Allo stesso modo punire chi non coltiva un terreno colpirebbe sia chi non lo cura semplicemente perché non ne ha voglia ma anche chi non ne ha le capacità.
Punire chi non ha la capacità di fare qualcosa è ingiusto.
Io sono totalmente favorevole alla libertà individuale e molto sospettoso di qualsiasi legge che costringa il singolo a fare qualcosa. Da questo punto di vista la misura punitiva è una forma di costrizione mentre l'incentivo è solo una specie di suggerimento ed è quindi molto più accettabile.
La costrizione, che lede la libertà dell'individuo, è lecita solo per tutelare la libertà e la sicurezza collettiva. Ma anche in questo caso bisogna andare con i piedi di piombo: i pericoli per la comunità devono essere reali e non semplici ombre immaginarie soggette a interpretazioni opinabili.
Infatti, un'altra obiezione che mi è stata fatta, è che i campi incolti siano pericolosi per la comunità: possono causare incendi e frane. Così come si obbliga un condominio a rifare la facciata pericolante analogamente è giusto punire (con un IMU salatissima) chi non coltiva il proprio terreno.
In questo caso la differenza è sulla probabilità del pericolo: più volte mi è capitato di leggere di persone ferite (o peggio) colpite da frammenti di intonaco; mai, per quel che ricordo, di persone morte nell'incendio di un campo incolto. E ovviamente non bisogna confondere i disastri naturali che provocano frane mortali con i piccoli smottamenti causati da un muro a secco non curato.
C'è grande differenza fra un pericolo reale e una banale scusa per giustificare una costrizione!
Nota (*0): tanto per incominciare la misura colpisce due gruppi di persone distinte: se, ad esempio, “chi fa” rappresenta l'80% e “chi non fa” il 20%. Si vede subito che, anche come cifre (€) coinvolte c'è una bella differenza fra una misura che colpisce il 100% (tutti i terreni) e una che ne colpisce solo il 20%. Ma al di là delle cifre, sulle quali sarebbe comunque possibile giocare in maniera tale da avere un totale in € accettabile ed equivalente, si aggiungono un sacco di problematiche. Una per tutte: con quali criteri si giudica che un campo sia incolto/abbandonato?
Nota (*1): che ovviamente mi è venuta a mente solo ore dopo la discussione!
Ancora sulla sanità (pe' malati c'è la china...)
7 minuti fa
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