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mercoledì 22 gennaio 2014

Ancora su Scozia, 1998

Un cambiamento rispetto alla solita prassi: siccome guardando l'unico disegno “scozzese” (v. Scozia 1998) non mi veniva in mente nessuna domanda ho lasciato carta bianca a mio padre...

D) Oggi non ho domande tecniche sul disegno quindi se vuoi aggiungere qualcosa oltre a quanto già riportato nel pezzo precedente...

R) Mi limiterò a ricordare alcune sensazioni che quel viaggio mi suscitò. La Scozia l'abbiamo tutti vista in diversi film inglesi e le brughiere piene di erica spazzate dal vento e dalla pioggia riusciamo ad immaginarle benissimo. Tuttavia quando siamo davvero nelle Highlands (le terre alte) il silenzio di quei prati rotto solo da qualche roco belato e dal fruscio del vento ti fanno sentire la solitudine di quei luoghi e la voglia di avere persone intorno. Quando arrivi nei luoghi turistici come il lago di Lochness o qualche castello a picco sul mare ti rendi conto della capacità degli scozzesi di far fruttare il loro patrimonio. Riescono a sfruttare qualsiasi rovina o monumento a fini turistici e dove proprio non c'è nulla, mettono su un piccolo museo delle cose più impensate, come ciabatte, orologi a pendolo o centrini ad esempio, che puoi visitare alla modica cifra di una sterlina per gli adulti , mezza per i ragazzi ed ingresso libero per i cani. Sono molto ospitali e nei loro Bed & Breakfast ti trovi come a casa di amici, a due condizioni, che tu sappia parlare la loro lingua e ti adegui al loro stile di vita. Purtroppo c'è un grosso limite nel cibo che non è appetitoso come il nostro, ma se prendi le loro specialità, come marmellate, latte e burro rimani pienamente soddisfatto, quindi ottime colazioni, ma pranzi scadenti. La mia fortuna è di viaggiare con Daniela, la mia compagna, che parla diverse lingue ed è addetta ai rapporti culturali e sociali con le popolazioni locali, cosa in cui riesce benissimo come tutte le donne.

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