Non si vedono nei documentari ma ogni pomeriggio hanno il loro programma. Pur senza becco e artigli si cibano di cadaveri. Non hanno bisogno di molto nutrimento: un solo corpo li nutre per molte settimane e comunque, in mancanza di meglio, si accontentano di semplice spazzatura.
Si appollaiano sulle spalle degli affranti famigliari della vittima e poi, a turno, quando le telecamere li inquadrano, si gettano sui poveri resti e ne strappano un boccone: poi si voltano verso i parenti e gli chiedono cosa ne pensano di questo o quello.
Gozzovigliano nel putrido, adombrano sospetti, suggeriscono ipotesi misteriose e alludono a presunti colpevoli. Più le teorie sono morbose e meglio è.
La massima libidine sarebbe quella di degustare il cadavere di turno davanti ai famigliari o agli amici più stretti ma, come detto, si accontentano: bastano semplici conoscenti che parlano per sentito dire, che hanno visto una volta, tanto tempo fa, qualcosa interpretabile in cento modi diversi ma che, guarda caso, viene sempre dipinto con le tinte più fosche...
Ogni illazione è ben gradita, le lacrime ancor di più.
Dai miei zii mi è capitato di vedere alla TV una vecchia cariatide bionda condurre un programma basato, almeno in questi giorni, su una povera ragazzina morta, la causa del decesso ancora non chiara e nessun colpevole...
L'unico elemento reale è il dolore ma questo viene ignorato nella sostanza e rispettato solo a parole.
A mio parere non c'è niente da dire: più giusto sarebbe un rispettoso silenzio nell'attesa che la magistratura compia il proprio dovere e, se ci sono, che altri fatti concreti vengano resi noti.
Invece il pettegolezzo impera dove dovrebbe regnare la compassione: ogni parola è una beccata che strappa un pezzo di carne dalla vittima e l'espone al pubblico ludibrio.
E poi i volti falsamente afflitti, falsamente comprensivi, falsamente preoccupati, falsamente interessati alla verità: una vera orgia di ipocrisia in tutte le sue forme più rivoltanti...
sabato 17 novembre 2012
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