Oggi l'ispirazione (o l'entusiasmo) è in calo: ho scritto solo un capitolo/post contro i tre di ieri...
E poi non ho ancora ricevuto nessun feedback: il mio beta-lettore più solerte si sposa sabato e, benché manchi un sacco di tempo, ho preferito non disturbarlo...
Stasera sono comunque fiducioso di avere qualche notizia: essenzialmente questo riscontro mi serve per mantenere alto l'entusiasmo. È difficile che in questa fase mi vengano dati dei consigli determinanti: dopo tutto ho spedito solo metà dell'opera e quindi, sia i pregi che i difetti, sono ancora solo potenziali.
Personalmente mi pare stia venendo benissimo e che sia uno dei miei migliori scritti in assoluto: inoltre sono stato molto poetico. Colpa di Shakespeare: dopo il Riccardo III (vedi il corto Riccardo III) ho letto anche il Giulio Cesare e il Re Lear (*1) cosicché un po' della sua magia (*2), per osmosi, l'ho assorbita.
Ed è proprio di quest'ultima tragedia che scriverò oggi...
Prima però qualche considerazione generale: visto che un po' l'inglese lo mastico avrei dovuto comprare delle edizioni col testo originale a fronte. È chiaro, lo si capisce dalle note, che spesso i traduttori trovandosi di fronte a frasi ambigue con più significati sono costretti a sceglierne uno col risultato di perdere tutte le altre sfumature. Mio errore: non ci ho proprio pensato al momento dell'acquisto.
Il “Riccardo III” è del 1591-1594, il “Giulio Cesare” del 1598-1599 e il “Re Lear” del 1605-1606: inutile dire che l'evoluzione è evidentissima. Nel Riccardo III il protagonista è cattivo e basta: solo nel finale, un paio di versi accennano, al suo valore in battaglia...
Già nel “Giulio Cesare” il protagonista, Bruto, è molto più complesso: di tutti i congiurati è l'unico che colpisca Cesare non per invidia o interessi personali ma per alti ideali (giusti o errati che siano). Insomma Bruto è già un personaggio molto più complesso e interessante di Riccardo. La trama è ancora estremamente lineare ma già abbondano le belle frasi (nel “Riccardo III” non ne avevo trovate molte ma magari dipende anche dall'abilità del traduttore...).
Nel “Re Lear” i personaggi ben delineati sono molti e tutti, anche quelli più negativi, hanno degli aspetti positivi che li rendono molto più realistici: un paio di esempi sono il ravvedimento di Edmund in punto di morte e forse anche il genuino amore delle sorelle Regan e Goneril verso lo stesso Edmund...
Comunque, a differenza delle altre due tragedie, la trama è piena di intrighi e colpi di scena: davvero una piacevole lettura!
Prima che me ne dimentichi una domanda per chi ne sa più di me: ma la fissa di Shakespeare per i fantasmi era sua personale o era del periodo storico?
Durante la lettura mi sono appuntato frasi che mi sono piaciute e riflessioni varie. Di seguito una selezione:
Atto I, Scena I
“Me infelice! Non riesco a sollevare
Il mio cuore all'altezza delle labbra.” (*3)
“Per Ecate e i misteri della notte” (*3)
Ovviamente il significato (v. Erodiade (*4)) di questo riferimento mi era ben noto!
“Il tempo svelerà ciò che l'astuzia
Nasconde tra le pieghe; il tempo, prima
Copre le colpe ma infine le deride
E le svergogna.” (*3)
Atto I, Scena II
“Sublime scappatoia del puttaniere, accusare una stella per la propria lussuria da caprone” (*3)
Anche nel “Giulio Cesare” c'erano dei bei versi sul fatto che il destino degli uomini NON sia governato dalle stelle: “Gli uomini, a volte, sono arbitri del proprio destino: la colpa, caro Bruto, non è delle stelle, ma di noi stessi...” (*5)
“...e il mio quadro astrale si è formato sotto l'Orsa Maggiore...” (*3)
Questo verso vuol significare (lo si capisce dal contesto) che chi nasce nel segno dell'orsa avrà uno spirito libidinoso. Al riguardo rimando al post Marianna...
“...pazzo di Bedlam...” (*3)
Dalle note si viene a sapere che Bedlam è una deformazione di Betlemme e a Londra c'era proprio un ospedale dedicato a Santa Maria di Betlemme per malati di mente. Suppongo una struttura raffinatissima e piena di comfort...
Mi ha colpito perché mi era capitato di vedere su Cielo alcune noiosissime (*6) puntate del serial “I fantasmi di Bedlam” ma all'epoca non sapevo del riferimento storico legato al nome “Bedlam”...
Atto I, Scena IV
“Io non so dire quanto a fondo veda
Il vostro sguardo. Ma cercando il meglio,
Spesso guastiamo il buono.”
E così via per altri quattro atti: solo che il post sta diventando troppo lungo e quindi lo tronco qui!
Nota (*1): “Re Lear” di William Shakespeare, Ed. Newton Compton, 2011, trad. Guido Bulla. E sì, lo so: Lear non significa bugiardo...
Nota (*2): poca sfortunatamente...
Nota (*3): Tratto da “Re Lear” di William Shakespeare, Ed. Newton Compton, 2011, trad. Guido Bulla.
Nota (*4): ho ridato uno scorsa veloce a tale post e con orrore mi sono accorto che non vi faccio riferimento esplicito a Ecate! beh, vi assicuro che anche il mito di Ecate, come quello di Era e Diana, ha contribuito allo sviluppo della figura di Erodiade...
Nota (*5): Tratto da “Giulio Cesare” di William Shakespeare, Ed. Newton Compton, 2011, trad. Flavio Giacomantonio.
Nota (*6): ehm... una delle protagoniste era molto carina e spesso nuda o in sottoveste...
Il figlio della Concetta
3 ore fa
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