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mercoledì 20 giugno 2012

Pericolo libertà

Il mio attuale candidato libro da WC è i “Miti celtici” di T.W. Rolleston (*1). Al momento ho solo letto qualche paragrafo a casaccio (*2) e la sua prefazione.
Proprio nella prefazione una frase mi ha colpito: l'autore spiega che anche ciò che è dimenticato non è necessariamente perduto. I miti e le tradizioni celtiche hanno comunque influenzato la società inglese e, in particolare “...{l'eredità celtica} dona ponderatezza, profondità, rispetto per le leggi e le consuetudini antiche e amore per la libertà individuale che sono più o meno estranei ai popoli romanzi dell'Europa meridionale.”.
Questa affermazione è un po' forte e, sul momento, l'ho giudicata un'esagerazione. Eppure c'è del vero, non so se dipenda “dall'eredità culturale celtica” ma ho la sensazione che la democrazia “funzionicchi” solamente negli USA e in UK (e magari anche in altri stati del nord Europa ma non li conosco abbastanza per giudicare). A un livello molto basico, quasi filosofico, credo infatti che affinché la democrazia funzioni sia fondamentale che il cittadino abbia il rispetto/amore per i propri diritti e della propria libertà.

Il motivo di questo lungo preambolo è dovuto a un nuovo messaggio che da qualche giorno campeggia su ogni pagina di Wikipedia.it:



In realtà sono andato a vedere il riferimento indicato ma ammetto di non averci capito niente: all'inizio del disegno di legge si fanno dei riferimenti al comma 29 (il disegno è composta da un unico articolo) ma il comma stesso è incomprensibile.
Comunque visto che non sono un esperto di legge, ma considerato che mi fido molto di più di Wikipedia che dei nostri amati politici, sono molto preoccupato e credo che il problema sia serio.

Come ho già avuto modo di scrivere più volte la nuova tendenza (non solo italiana ma mondiale) di questo tempo è cercare di controllare in maniera capillare internet e i suoi contenuti.
A volte la scusa usata per farlo sarà la lotta alla criminalità o al terrorismo, altre volte la difesa del diritto d'autore oppure, come adesso in Italia, la tutela delle presunte vittime di diffamazione.
In realtà queste sono SCUSE: la motivazione di fondo è che il potere costituito vuole mantenere il controllo sull'informazione. Il web dà infatti anche al privato cittadino la possibilità di esprimere le proprie idee e opinioni a un numero potenzialmente vastissimo di persone.
Il potere, e non mi riferisco solo alla Cina (vedi, dal sito della BBC, China vs Bloggers) o all'Iran ma anche alle democrazie occidentali, ha paura della libera circolazione delle idee perché teme che le persone possano pensare con la loro testa.
L'ideale, per qualsiasi governo, è poter influenzare le opinioni della propria popolazione tramite, ad esempio, delle campagne mediatiche: cosa c'è di meglio di una popolazione che fa quello che vuole il governo perché è convinta che sia la scelta migliore?
Certo questo non sarebbe possibile se i media fossero indipendenti ma qualcuno pensa veramente che lo siano? Le TV e i giornali appartengono a questo o a quel gruppo finanziario ed è normale che (ovviamente non sempre ma solo in certe situazioni) quando arriva l'ordine dall'alto si sforzino di mostrare un fatto sotto la prospettiva indicata.
Ma mentre giornali e TV hanno dei proprietari e quindi degli interessi ben specifici, lo stesso non si può dire per i privati cittadini che, grazie al loro numero e non avendo interessi particolari, non sono controllabili mediante “pressioni” politiche dirette (*3).
In Italia la politica sta quindi provando a prendere diverse strade per bloccare la libertà di espressione dei privati cittadini:
La prima strada è la pressione economica: tipo la web-tax (vedi appunto Web tax); a proposito, caro non-eletto Colline, a quando una tassa sui blog?
La seconda è l'intimidazione legale: ovvero, pubblica qualcosa di sgradito e io, ritenendolo arbitrariamente diffamante, ti obbligherò alla rettifica entro 48 ore (cosa che un singolo blogger, senza una redazione alle spalle, non è umanamente in grado di garantire) pena pesanti sanzioni (vedi il famigerato comma 29 paventato da Wikipedia.it ma anche i miei molti post sull'argomento tipo Non so che dire).
La terza è burocratica: l'idea è dare poteri smisurati (di censura arbitraria) a un ente, l'AGCOM, che non sia né sotto il controllo dei cittadini né della giustizia in maniera da poterne abusare quando “necessario” (vedi, ad esempio, Nuovo attacco alla libertà).

In conclusione voglio però tornare sugli anglo-celti citati nella mia premessa.
È di qualche giorno fa questo articolo della BBC sulla nuova proposta di legge pensata per combattere la “criminalità” e il “terrorismo”.
In particolare sono interessanti i commenti dei lettori che, a prima vista (ne ho letti solo una decina!), erano divisi a metà fra favorevoli e contrari.
I contrari argomentavano come criminalità e terroristi potranno aggirare facilmente la nuova legge (come ho scritto infatti lo scopo di queste leggi è un altro...) mentre le uniche a rimetterci saranno la privacy e la libertà individuale dei cittadini. La mia deduzione è che, evidentemente, i favorevoli a questa legge non possono vantare antenati anglo-celti!

Nota (*1) : “I miti celtici” di T.W. Rolleston, Ed. Euroclub, 1996; Traduzione di Elena Campominosi.
Nota (*2) : ma ho comunque scoperto delle informazioni curiose: in particolare lo splendido gioco Dragon Age (sul quale prima o poi scriverò un post) ha ripreso molti nomi dalla mitologia celtica. Uno per tutti quello della strega Morrigan...
Nota (*3) : cioè è improbabile che Colline, o un suo funzionario, telefoni personalmente a me e a chiunque in un blog parli male di lui chiedendo di ammorbidire i toni in cambio di... qualcosa!

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