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venerdì 17 dicembre 2010

Il punto su Wikileaks

Ai primi di dicembre, Wikileaks ha iniziato a rilasciare (col contagocce) i dispacci delle varie ambasciate statunitensi sparse per il mondo.

Il mio entusiasmo per questa iniziativa si è un po' smorzato. Per prima cosa continuo a non condividere la scelta di renderli pubblici pochi per volta. Come scrissi in un “corto” (Sparizione - Perplesso) questo genera perplessità sul criterio usato per decidere le priorità. È infatti evidente che l'attenzione pubblica su una certa vicenda, in questo caso la pubblicazione dei dispacci segreti, sciama col tempo. Non è quindi indifferente quando un certo documento è reso pubblico (*1).
In secondo luogo non ho trovato le varie rivelazioni particolarmente eclatanti.

La stampa italiana, forse ubbidendo a qualche preciso input politico, si limita a rilanciare le notizie di wikileaks solo quando riguardano direttamente il nostro paese (e, anche in questo caso, con risalto sempre minore).
Per questo motivo mi piace leggere, sul sito inglese del Guardian, le ultime sui dispacci. Diversamente dai giornali italiani, il Guardian pubblica una bella panoramica giornaliera sugli ultimi documenti resi pubblici. Inoltre c'è un tool che permette di navigare attraverso i documenti originali.

Come ho spiegato in un altro post, mi piace, quando trovo una notizia interessante, verificarne le fonti (*2) e, da questo punto di vista, non c'è niente di meglio che leggere i dispacci direttamente.

Sostanzialmente non mi sembra ci siano state rivelazioni sconvolgenti (anche perché nessun documento era classificato come “Top secret”!). Almeno non sconvolgenti per persone che, come me, cercano di pensare con la propria testa e siano un po' ciniche e sospettose (*3). In genere si tratta infatti di dispacci che mettono in evidenza come il comportamento degli USA non sia dettato solo dagli ideali di democrazia e libertà ma che (non sorprendentemente!) sia basato su del sano cinismo politico.

Ad esempio la notizia di oggi sono le torture sistematiche praticate nei carceri indiani della regione del Kashmir. Gli USA ne erano stati da tempo informati dalla Croce Rossa Internazionale. Ma poiché l'India è un'importante alleata degli USA, il governo americano si è guardato bene dall'intervenire o rendere pubblica questa denuncia.
Personalmente mi sembra un comportamento politico normale evitare di alienarsi un alleato e, per questo, non ne sono rimasto sconvolto.

Ecco, la maggior parte dei dispacci sono così, ci sono rivelazioni di fatti non conosciuti ma che non stupiscono ed erano immaginabili o ipotizzabili.
Ma insomma chi credeva che gli USA fossero mossi, solo e sempre, da nobili e puri intenti?

Da questo punto di vista non capisco come mai ci sia tutto questo impegno da parte degli USA a zittire Wikileaks. Le notizie diffuse possono essere sì imbarazzanti ma, come scritto, non vi è niente di trascendentale o imprevedibile...
A mio parere gli USA dovrebbe limitarsi a dire onestamente che, per difendere gli interessi del loro paese, talvolta sono costretti a scendere a compromessi sia politici che morali e che comunque altri stati, meno o non democratici come Russia e Cina, fanno ben di peggio.

È una verità così terribile da ammettere?

Nota (*1): La giustificazione di Wikileaks per questa scelta è che si vogliono proteggere le “fonti” citate nei vari dispacci da possibili ritorsioni. Per questo vari nomi vengono censurati uno ad uno con delle XXXX.
Nota (*2): Episodio buffo/interessante: su Repubblica.it mi era capitato di leggere delle “rivelazioni” sull'amicizia Berluskoni-Butin. Ovviamente, non c'era nessun riferimento preciso a un dispaccio ma solo una data, così non sono stato in grado di ritrovare esattamente quello che mi interessava. Di conseguenza mi sono scorso rapidamente i vari dispacci dell'ambasciata USA in Italia più o meno legati all'argomento. In uno (parte evidenziata in giallo subito all'inizio del dispaccio) viene descritta la frustrazione di una persona, il cui nome è censurato con tante XXXX, perché l'ambasciata italiana in Russia e il nostro ministro degli esteri, Fratini, sono spesso all'oscuro dei colloqui fra Berluskoni e Butin e, in seguito, ragguagliati solo superficialmente.
In molti altri dispacci emerge ripetutamente la frustrazione di Fratini i cui consigli vengono sistematicamente ignorati da Berluskoni.
Insomma, anche se il nome dell'informatore è sempre censurato, appare evidente che sia ben informato riguardo al nostro ministro degli esteri e alle sue sensazioni politiche.
Poi però, sempre nel dispaccio citato di sopra (all'inizio del punto 4) c'è la seguente frase:
“XXXXXXXXXXXX also noted that ENI XXXXXXXXXXXX and "we" (presumably the Italian government) ...”
Appare evidente dal “noi” (we=noi) che questo informatore faccia addirittura parte del governo italiano! E questa non mi pare certo una notizia di poco conto!
Da quanto scritto prima (vista la sua frustrazione, il non essere ascoltato da Berluskoni e, non ultimo, l'ottima conoscenza della lingua inglese) la mia IPOTESI è che questo informatore possa essere lo stesso Fratini o un suo vice. Sarà interessante vedere se, a un prossimo rimpasto, Fratini manterrà il suo posto o verrà sostituito. Peccato che i giornali italiani non siano interessati a fare giornalismo e a cercare di scoprire qualcosa di più al riguardo...

Nota (*3): cercare di individuare il vero motivo di un'azione invece di accontentarsi delle apparenze e/o delle giustificazioni di circostanza è fondamentale.

2 commenti:

  1. Il Guardian è senz' altro una buona fonte, ma se i WikiLeaks davvero ti interessano devi seguire il "river" che ha messo insieme Dave Wiener.
    http://wikiriver.org/

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