La scorsa settimana è morto Monicelli. Ammetto di non averci fatto troppo caso sul momento ma poi, il mio soggiorno alle Cappelle del Commiato me lo ha fatto tornare prepotentemente alla memoria.
Per chi non lo sapesse le Cappelle del Commiato sono un grande edificio che, su un ala, comprende una ventina di stanzette, disposte su due corridoi, che ospitano le salme prima della cerimonia funebre e del trasferimento al cimitero; inoltre c'è una sala comune con alcuni distributori di bevande/merendine, la ricezione e i servizi igenici e, infine, tre vere e proprie cappelle per le funzioni religiose.
Passando molto tempo da solo in una di queste stanze mi è capitato di ascoltare le voci che provenivano dalle stanzette vicine: dopo un po' si riesce a ricostruire, o almeno a immaginare, la storia dei vicini defunti e delle loro famiglie. Così, attraverso le piccole "tessere" che udivo e vedevo, ho ricostruito il mosaico di un paio di famiglie italiane. Ho potuto osservare delle persone reali che, opportunamente caratterizzate, sarebbero potute essere personaggi di un film di Monicelli.
Alcuni esempi.
L'esperto di decessi: Parla solo lui perché sa tutto quello che si prova in queste situazioni in quanto le ha provate già tutte sulla sua pelle. Crede di confortare le persone in lutto raccontando tutti i dettagli delle sue “perdite”.
Saletta di sinistra. Tre voci: una ragazza sui 25 e due uomini sui 50. Dal contesto capisco che la defunta è la nonna della ragazza, uno degli uomini è il padre della ragazza e il figlio della defunta e, infine, c'è l'amico del figlio cioè l'esperto di decessi.
Quando arrivo io, l'amico sta parlando della morte di suo padre, capisco che era da un bel po' che ne parla da vaghi accenni. Poi dice “certo la morte di mia madre tutta un'altra cosa...” e via a spiegare quanto fosse speciale il legame fra lui e sua madre. Chiarito lo stretto rapporto madre-figlio passa a dettagliarne la malattia: i problemi all'intestino; i problemi alla vescica; i problemi ai polmoni; le bombole d'ossigeno, etc... Dopo una decina di minuti di dettagli non troppo piacevoli, conclude la storia della morte della madre e io tiro un sospiro di sollievo. Ma il sollievo è di brevissima durata perché subito dice: “Con mia suocera poi tutta un'altra storia...”. La signora, morta a 99 anni (per la precisione 98 e mezzo perché morta a febbraio e non ad agosto...) aveva, come si suol dire, perso la testa e, a quel tempo, non c'erano eserciti di badanti a dare una mano alle famiglie. E via a raccontare le sventure della signora che cercava di fuggire dall'ospedale, aveva momenti di lucidità e temeva che la badante (*1) le rubasse i soldi. A questo punto mi sono stufato e sono andato alla macchinetta nella sala comune. Quando sono tornato l'amico si stava congedando ma non ho dubbi che abbia continuato a parlare per tutto il tempo magari raccontando del suocero o di una zia.
Il pargolo curioso: Bimbetto che non riesce a stare fermo. Scarso rispetto per i vivi e curiosità per i morti. I parenti continuamente impegnati a tenerlo a bada. Non può stare fermo altrimenti si annoia.
Ero in raccoglimento quando, dalla saletta di destra, dove era esposta un'anziana matriarca di 89 anni, arriva un bimbetto arruffato.
Senza dirmi una parola (o degnarmi di uno sguardo) si infila nella mia saletta e sbircia nella bara di mio zio. Dopo qualche secondo si gira e se ne esce. Incuriosito lo seguo e mi fermo ad osservarlo dal corridoio: in pratica, mentre i genitori sono impegnati a ricordare la nonna, lui si fa tutto il corridoio e si infila, senza particolari riguardi per i presenti, vivi o morti che siano, in ogni stanzetta per guardare le varie salme. Solo nell'ultima si avvicina in punta di piedi e con fare circospetto: forse qualcuno gli ha detto qualcosa?
La sopravvissuta: Anziana signora che è sopravvissuta ad ischemia cerebrale e infarti vari. Nonostante l'età e le malattie è però arzilla e pimpante. Racconta con orgoglio della sua capacità di recupero e sopravvivenza.
La signora avanza lungo il corridoio aiutandosi con un bastone e stringendo il braccio a un'amica. Racconta con voce stentorea dei suoi malanni e di come sia stata dimessa l'ultima volta dall'ospedale.
Arrivata nella saletta alla mia destra esordisce con un “Bellina!” riferendosi ovviamente alla salma dell'anziana, sua vecchia amica. Ripete il concetto almeno altre tre volte: apparentemente, a sentir lei, la bisnonna è più bella da morta che da viva...
Racconta che stava per telefonarle per farle gli auguri di Natale quando ha saputo che era morta. Non poteva andare a trovarla perché c'erano troppi gradini da salire. Capto i famigliari rispondere che sono avanzate un sacco di bombole di ossigeno, la “sopravvissuta” dice che lo sa bene perché, anche a lei, quando soffriva di...
I cuginetti: Un ragazzo rivede dopo vari anni una lontana parente che, dall'anonima bambina che ricordava, si è trasformata in un'attraente ragazza.
La cuginetta, sui 20 anni, molto carina, piagnucola sulla soglia della stanzetta dicendo che non ha il coraggio di andare a guardare la nonna.
Il cugino, sui 30 e decisamente sovrappeso, la consola con tutte le possibili frasi di circostanza. Francamente le dice frasi così banali che non riesco nemmeno a ricordarle.
Alla fine la cuginetta decide di andare nella sale comune a prendere qualcosa da mangiare. Il cugino, dopo una breve esitazione, la segue a una decina di metri di distanza squadrandola per bene alle spalle (*2). Un uomo sui 60, alto e dritto come un birillo, li incrocia e si volta a guardarli lievemente preoccupato: è il padre della ragazza? Uno zio? Per certo so che era uno dei figli della defunta.
La nonna di ferro: È una signora anziana ma ancora vigorosa, alta ed elegante. È la figlia della defunta ma non è particolarmente commossa e dirige i parenti con polso di ferro.
Per la precisione è la sorella del signore alto e dritto che ha squadrato sospettosamente i due cuginetti. È anche la nonna del piccolo monello. Sospetto che fosse una ex insegnate: il bambino aveva lasciato scritto un messaggio di questo genere “Nonna grazie per gli anni essere viva”. Lei ha voluto sapere che cosa volesse scrivere esattamente e poi gli ha fatto correggere il messaggino.
Alla domanda dello stesso nipotino se le salette più grandi fossero per gemelli gli ha risposto minacciosamente di non azzardarsi a fare domande stupide perché non è il caso.
Infine, quando lei non c'era, il fratello (il birillo) si è lamentato di quanto sia rigida e di come avesse voluto decidere tutto lei.
Non so: credo che questi potrebbero essere ottimi personaggi di sfondo per una commedia alla Monicelli. Basterebbe una buona idea per legarli insieme. Che so: situazioni che in due giorni di veglia funebre si capovolgono; un amore che nasce e finisce; situazioni apparentemente salde che si risolvono in una crisi e crisi che risolvono in qualcosa d'altro: tutto grazie ai morti, protagonisti immobili, intorno ai quali girano gli altri attori. La morale potrebbe essere che, le morti delle persone care, aprono nuovi capitoli nella vita di chi continua a vivere.
Nota (*1): apparentemente una contraddizione: io mi limito a riportare quanto ho capito...
Nota (*2): avete indovinato: ma “culo” suonava volgare...
Sonetti d’amore. Giacomo da Lentini
1 ora fa
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