Oggi, per la prima volta, non sono contento della paginetta faticosamente scritta stamani del mio romanzo/racconto di Strabuccinator. A malincuore mi sa che domani la poterò un po’.
Mi sono poi deciso a comprare un’unita UPS: vivendo nel bosco gli sbalzi di corrente sono frequenti e, temo, si aggraveranno questo inverno. Prima che l’euro perda del tutto il suo valore ho fatto questo piccolo investimento.
Insieme all’UPS ho comprato a caro prezzo (19€!!) un nuovo libro che ho già iniziato a leggere: “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus.
Chi è Karl Kraus? Io, nella mia ignoranza, lo conoscevo solo per i suoi aforismi che mi avevano colpito per il loro umorismo: diversi sono stati in ballo per entrare a far parte delle epigrafi della mia Epitome.
Poi, leggendo “Il secolo breve”, l’ho trovato menzionato come un ottimo resoconto della prima guerra mondiale e dei suoi orrori.
“Gli ultimi giorni dell’umanità” è una commedia in cinque atti di oltre 700 pagine: non è stata pensata per essere realmente rappresentata ma è lo stile che l’autore ha deciso di adottare. In pratica non descriverà l’atmosfera del tempo ma lo farà fare ai propri personaggi.
Nella premessa l’autore ci tiene a precisare che anche le parti più surreali sono basate su fatti veramente accaduti così come gli abissi di orrore a cui portò la guerra. Kraus ci scherza ma specifica che solo chi, come lui, ha superato la guerra senza perdere la ragione ha il diritto di farlo.
Leggendo un minimo di biografia (come sapete preferisco evitarla fino a lettura conclusa per non farmi influenzare) ho scoperto che l’opera fu scritta direttamente durante la guerra ma che Kraus continuò a lavorarci anche in seguito per diversi anni. La versione definitiva è del 1922.
Per adesso sto leggendo il “Preludio”, una specie di “Atto 0” diviso in numerose scene. È ambientato a Vienna (dove l’autore ha sempre vissuto ed è morto nel 1936) e quindi, suppongo, il punto di vista sarà austriaco: sicuramente la prospettiva che più mi affascina.
L’inizio non lascia delusi: è appena giunto l’annuncio dell’assassinio del principe ereditario e della consorte a Sarajevo. La reazione della gente è fondamentalmente di indifferenza: non c’è troppa preoccupazione che possa scatenarsi una guerra. Del resto l’impero “vuole la pace” sebbene non sia “per la pace a ogni costo”. Un’affermazione molto attuale: apparentemente di principio ma in realtà ipocrita. I giornalisti invece pensano già a come contraffare la realtà, per esempio a descrivere una reazione popolare di interesse e di cordoglio che in realtà non c’è (altrove si legge che la stampa è già stata opportunamente imbeccata). La maggioranza delle persone sono solo seccate che lo spettacolo in teatro salterà o per altri fastidi alla propria quotidianità.
I potenti invece fanno sfoggio di ipocrisia e cinismo: burocrati pigri che vogliono solo fare bella figura loro stessi senza preoccuparsi del resto, men che meno del bene della popolazione.
Le scene sono numerosissime e rappresentano vari quadretti con la reazione alla notizia della morte dell’erede al trono. Come ho detto nessuno sospetta, indipendentemente dalla fascia sociale, che da questo assassinio nascerà la guerra.
Eppure il paragrafo più inquietante l’ho trovato nella premessa dello stesso autore: afferma che nella guerra «[...] personaggi da operetta recitarono la tragedia dell’umanità.»
Può essere più attuale questa frase? Chi se non degli incapaci possono scatenare un tale orrore?
E di questi individui oggi l’occidente ha un improvvisa e improvvida abbondanza: a partire dal demente senile, la triglia inglese, la baronessa tedesca, il galletto spennato francese, l’ottuso cancelliere, l’attore/comico ucraino…
Tutta una classe dirigente non all’altezza e da cui è da temere il rifiuto del buon senso, la negazione dell’errore compiuto, la mancanza del passo indietro necessario.
Sono proprio questi personaggi tarati, che la storia ha ironicamente messo nel posto sbagliato al momento sbagliato, i più pericolosi perché incapaci di comprendere pienamente il risultato delle loro azioni guidati, come sono, da agende politiche a brevissima scadenza.
Il pericolo della guerra, che nessuno prende sul serio perché troppo assurdo, è invece reale perché a guidarci sono degli incapaci che vivono al di fuori della realtà.
E non solo, come poco più di cento anni fa, il potere miope non è all’altezza della situazione: anche la popolazione è cieca come allora; è indifferente perché non crede al reale pericolo di guerra che poi, alla fine, sarà combattuta col loro sangue e non con quello degli inetti che prendono decisioni folli.
Putin non bleffa: mi auguro però che si renda conto di aver a che fare con dei cretini che, come tali, faranno diverse cretinate. Un esempio, impensabile, lo abbiamo già avuto col sabotaggio del gasdotto tedesco-russo. Vedremo infatti quali saranno i risultati nel medio lungo termine di questa “brillante” iniziativa statunitense che, solo nel breve, rende più difficili accordi in extremis fra Europa e Russia ma che, a mio avviso, ha distrutto le fondamenta alla base della fiducia dell’Europa negli USA.
La cosa drammatica è che una persona intelligente (Putin se non fosse chiaro a tutti) ha grande difficoltà a confrontarsi con degli stupidi: proprio perché nella loro stupidità sono illogici e imprevedibili.
Lo insegna Bonhoeffer (v. Propaganda e stupidi) o, più trivialmente, il nostro Cipolla (v. Cipollozzo).
In altre parole la stupidità alla guida dell’occidente potrebbe portare alla guerra nonostante l’intelligenza di Putin…
Conclusione: per adesso è una lettura piacevolissima oltre che molto interessante: il fatto che sia di oltre 700 pagine non mi preoccupa.
La banana di Cattelan
2 ore fa
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