Una questione che mi ha sempre affascinato è la felicità.
Al riguardo ho una teoria ben precisa: mi sembrava di averne già accennato sul viario ma (come al solito) la ricerca effettuata con la parola chiave “felicità” non ha portato a niente.
In breve, secondo la mia teoria, la felicità è in noi e non all'esterno: per trovarla quindi va cercata nel nostro modo di vedere la vita. Secondariamente, ma non troppo, la felicità è qualcosa non solo di interno ma anche di innato, quasi di biologico: questo è un risultato negativo perché significa che non tutti sono in grado di raggiungerla.
Comunque, al di là della teoria, poi nella pratica mi sono spesso chiesto se e quanto ero felice.
Finalmente l'HuffingtonPost.it (*1) risponde a questa domanda con una semplice prova di autovalutazione: Le 7 abitudini degli infelici cronici.
In effetti che la felicità equivalga all'assenza di infelicità è tutto da dimostrare: ad esempio, Leopardi (vedi la serie OM...) ci avrebbe messo la firma!
Ma, per semplicità, farò finta che sia così e proverò a valutare il mio comportamento...
1. Pensi sempre che la vita sia dura.
No, in prima approssimazione direi che la vita è dominata dal caso: se è contrario la vita è dura, se è favorevole la vita è facile. E nulla toglie che tutto possa improvvisamente cambiare...
2. Sei convinto che la maggior parte della gente sia inaffidabile.
Direi di no. Non sono così categorico però, quando posso, mi piace metterla alla prova. Poi dipende da chi (e come) me la presenta e, soprattutto, dall'impressione che mi fa.
In genere mi riservo di valutare le persone alla prova dei fatti.
3. Ti concentri su ciò che non va (nel mondo) invece che su cosa funziona. Sì, proprio nel “mondo” specifica l'articolo...
Questo lo faccio: soprattutto non mi pare che ci sia molto che vada bene nel mondo. È probabile che la natura egoistica dell'uomo e l'incapacità di organizzarsi per il bene comune porterà alla sua estinzione. Comunque non mi pare che questo mio atteggiamento sia umorale bensì oggettivo...
4. Sei invidioso.
Assolutamente no! Anzi la mia totale mancanza di invidia è una delle mie caratteristiche più anomale. In parte perché filosoficamente desidero poco ma, soprattutto, non riesco a concepire un sentimento che mi faccia desiderare il male di alcune persone perché io non ho il loro stesso bene! Giuro: non faccio il santino...
Ecco: semmai posso pensare “Quello piacerebbe anche a me” ma manca completamente l'auspicio al male altrui...
5. Tieni tutta la tua vita sotto controllo.
Bo, non saprei... Direi di no: considerandola in balia della sorte ritengo abbia poco senso cercare di pianificarla nel medio/lungo termine.
6. Guardi al futuro con timore e preoccupazione.
Sì. Sono molto ansioso e tendo a prevedere il peggio.
7. Sei pettegolo e ti lamenti.
Direi di no. Tendo a parlare pochissimo e, quando lo faccio, vado diretto al sodo. Soprattutto il pettegolezzo mi è estraneo. Lamentarmi: a volte direi di sì ma è l'eccezione non la regola. Lo si vede anche da questo viario: i pezzi in cui mi lamento di qualcosa sono rari...
In definitiva ho due sintomi (di cui uno molto pronunciato) dell'infelicità cronica: che significa? Sono infelice perché ho almeno un “sintomo” oppure dovrei averne almeno quattro oppure tutti?
Sfortunatamente l'articolo non lo spiega: è la solita lettura per far tardi dove il tuttologo di turno spaccia per verità assodate le proprie teorie arbitrarie (v. il paradossale Padri (idioti) e figlie per un esempio lampante). Lo sapevo già ma per passare il tempo...
Nota (*1): ci sono capitato per sbaglio mentre ero sovrappensiero!
teocrazia
2 ore fa
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