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lunedì 6 giugno 2011

Scheda Gialla

A grande richiesta (e nonostante la poca voglia) passo oggi ad esaminare il secondo quesito referendario, ovvero la scheda gialla.
Rispetto alla scheda rossa questo almeno è comprensibilissimo da tutti. Il quesito non fa infatti riferimenti a una miriadi di decreti legge, leggi e modifiche varie ma si limita a indicare si se vuole abrogare un comma di uno specifico articolo di uno specifico decreto legislativo, ovvero il comma 1 dell'articolo 154 del decreto legislativo 152 del 2006. Il comma in questione è chiaro e non fa riferimento ad altre leggi e infine si parla d'acqua: insomma tutto il contrario del precedente quesito “sull'acqua” (la scheda rossa)!

Una precisazione: appena ho visto l'anno di questo decreto legislativo, il 2006, sono rimasto perplesso: mi sono chiesto ma come mai, se si tratta di un decreto legge, non è citata la legge di conversione?
La risposta è semplicissima: un decreto legislativo NON è un decreto legge!
Anzi è quasi l'opposto: sono le due camere che delegano al governo il potere di fare una legge su una certa materia. Quindi una volta che il decreto legislativo è fatto non c'è bisogno che ripassi dalle camere per essere confermato...

Il testo del comma 1 è scritto in italiano semplice e comprensibile, ecco qui:
La tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato ed e' determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell'entità dei costi di gestione delle opere, dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonche' di una quota parte dei costi di funzionamento dell'Autorità d'ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio "chi inquina paga". Tutte le quote della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo.” (*1)

Se ho ben capito il pomo della discordia è che la tariffa non dovrà solo coprire i costi di gestione ma anche “remunerare il capitale investito”: in altre parole il privato che ci mette i soldi deve anche guadagnarci sopra.

Ovviamente nessun privato ha interesse ad accollarsi la gestione dell'acqua se poi non può guadagnarci. Quindi, in altre parole, decidere se abrogare o meno questo comma equivale a rispondere alla domanda “volete che i privati prendano in gestione l'acqua?”

Chi non è interessato alla mia opinione, o semplicemente non voglia farsi condizionare da essa, smetta di leggere qui.

Su questo quesito, o meglio sui pro e i contro di dare l'acqua in gestione ai privati, ho due considerazioni: una teorica e una pratica. Il problema è che le due sono in contrasto fra loro!

La considerazione teorica è che in un paese normale, ovvero dove la trasparenza non è solo una parola e dove la concorrenza fra privati produce effettivamente un circolo virtuoso da cui i consumatori traggono beneficio, allora, in un paese di questo tipo, la privatizzazione sarebbe indubbiamente vantaggiosa.

La considerazione pratica è invece più pessimistica e parte dal presupposto che l'Italia è il paese che è. C'è quindi un pericolo reale che in Italia l'acqua venga affidata ad imprenditori “furbetti” che facciano di tutto per massimizzare il loro guadagno senza che lo stato, una volta che gli ha affidato la gestione delle risorse idriche, sia in grado di tutelare i consumatori contro possibili abusi. Insomma il rischio che gli italiani, a mio avviso giustamente, temono è di avere lo stesso servizio di sempre ma a un costo molto maggiore.

Inoltre, anche da un punto di vista teorico, non so quanto sia auspicabile legare, seppure indirettamente, la salute pubblica a interessi privati.(*2)

In questo caso specifico, dovendo scegliere fra la considerazione teorica e quella pratica, credo che sia più importante essere pragmatici e votare quindi “sì” per abrogare questa legge.

A questo punto un'ultima riflessione è d'obbligo: ma a cosa serve allora la prima scheda (quella rossa)? Perché non è sufficiente abrogare questo comma per essere sicuri che l'acqua non venga gestita da privati?
Se qualcuno mi sa indicare un link dove venga spiegato perché è necessario abrogare anche le leggi indicate dalla scheda rossa mi faccia sapere! Io sono forse un po' troppo sospettoso, magari ci sono dietro complicate questioni tecnico/giuridico/burocratiche, ma io sento puzza di bruciato...

Nota (*1): Ma perché tutti gli articoli della legge italiana non si curano di seguire le leggi dell'ortografia (sempre) italiana? In particolare ho notato che “è” viene scritto “e'”: cioè invece di usare l'accento grave si mette l'apostrofo. C'è qualche giustificazione giuridica che mi sfugge?

Nota (*2): Ho immaginato il seguente scenario ipotetico (il lettore decida da solo quanto sia realistico). Un imprenditore “furbetto” prendo in gestione il servizio idrico del paese XXX. Le condotte idriche che portano l'acqua in paese devono essere rinnovate. Per massimizzare i ricavi l'imprenditore usa i materiali più scadenti che trova. Alcuni anni dopo delle infiltrazioni da una vicina discarica inquinano l'acqua. Sarebbero necessari degli urgenti lavori per riparare e isolare meglio le condutture. L'imprenditore teme ripercussioni legali (essere arrestato!) se si viene a scoprire che ha usato materiali scadenti facendoli passare per ottimi, oppure semplicemente non ha al momento i fondi necessari per queste spese impreviste. L'imprenditore trova quindi molto più economico corrompere alcuni tecnici della locale USL per falsificare le analisi dell'acqua. La gente del paese XXX continua a bere l'acqua inquinata. Lo strano sapore dell'acqua viene definito come innocuo. Poi bambini e anziani iniziano ad ammalarsi inspiegabilmente. Dopo qualche anno, e varie vittime, si scopre che la colpa delle malattie è dovuta all'acqua inquinata. L'imprenditore è irreperibile...

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