Stanotte ho fatto un sogno lunghissimo, ricco di spunti interessanti e incentrato su strani portali che permettono di accedere a mondi paralleli. Sfortunatamente il sogno era così lungo e complesso che ne ricordo solo tanti piccoli frammenti che ho rimesso insieme qui di seguito...
Avevo anche altre immagini in mente ma, non sapendo come inserirle nella storia, ho preferito eliminarle!
Inizialmente sono un bambino, forse un nano, forse il suo fratello maggiore, probabilmente in momenti diversi entrambi. Siamo in una casa piena di stanze, che sembra quasi un labirinto con dei genitori, o comunque degli adulti, cattivi. Però abbiamo trovato la possibilità di evadere attraverso dei portali su altri mondi. Uno è dentro un frigorifero ed è così piccolo che il fratello maggiore non può entrarvi. Un altro metodo è quello di saltellare sul posto con un sacchetto in testa: in questa maniera la testa emerge brevemente dall'altra parte ed è possibile sbirciare l'altro mondo senza però poterci andare.
Poi questa grande casa fortezza viene assalita da dei selvaggi (perché, giustamente, nel frattempo l'umanità è precipitata nel caos e regna l'anarchia) e dobbiamo fuggire. Per sopravvivere dobbiamo unirci a una banda di criminali guidata da un capo spietato. Varie missioni, ma poi decidiamo che è il momento di tornare alla casa/fortezza: l'idea è di seminare i “cattivi” e di svignarcela attraverso i portali. Si inventa la scusa (ma forse era la verità) che alla casa/fortezza ci siano molte armi. Il supercattivo si interessa alla cosa ma noi non lo vogliamo perché renderà la fuga più difficile. Ci chiede: “Ma quante armi troveremo?” e noi, che vogliamo dissuaderlo ma non annullare la missione, rispondiamo “Ma... tipo tre pistole...”. E subito il grande capo dice “Allora voglio venire: voglio capire come sia possibile che il più grande arsenale d'Europa abbia le stesse armi di un rifugio di terza categoria!”. Evidentemente sente che c'è puzza di bruciato nel nostro racconto e vuole verificarlo. Poco dopo, non ricordo come, si scopre però che il supercattivo non è tale ma è solo severo e vuole addestrare i suoi uomini alla sopravvivenza. Anzi è a conoscenza dei portali e ci spiega che si possono usare solo quando una certa stella è visibile ma che, in questa stagione, è sotto l'orizzonte. Per questo ci spiega i nostri genitori (o comunque degli adulti a noi noti) si erano spostati nell'altro emisfero. Poi, per caso, si scopre che la persona che cercavamo è diventato il re di un regno fantastico: lo vediamo infatti sulla copertina di un romanzo di avventure e sappiamo che, in qualche modo, le storie che sono reali al di là del portale diventano dei romanzi nel nostro mondo. L'ex supercattivo ridacchia perché lo sapeva (anzi tale persona era il suo predecessore alla guida della banda!) ma non ci aveva volutamente detto niente perché voleva conoscerci e magari finire anche lui in un libro.
Non ricordo come, forse grazie a un altro libro, ci parla di un campione di scacchi americano sconosciuto degli anni '50/'60, dal nome simile a Douglas. Mentre lui parla vediamo scorrere delle vecchie foto originali in bianco e nero. Sembra che Douglas partecipò a un solo torneo vincendolo alla grande e poi, per protesta contro i costumi dell'epoca o per sua stranezza, per festeggiare uscì dalla sede del torneo seminudo (con solo una canottiera) mentre la polizia tentava di fermarlo. Douglas però era fortissimo, col fisico di un rugbista, e inizialmente riesce ad avere la meglio sui 3/4 poliziotti che cercano di fermarlo. Una foto lo mostra in primo piano che corre verso l'obbiettivo inseguito da un nugolo di poliziotti. Poi però arrivano molti rinforzi e, nonostante che altri attivisti si uniscano alla sua lotta (ricordo una donna obesa e gigantesca, anch'essa nuda; e le pussycat una banda di ragazze vestite in maniera succinta...) viene catturato nei pressi di una scogliera.
Lo sceriffo è un vecchio anziano e spietato: non so cosa volesse far confessare a Douglas ma lo tortura e alla fine lo fa crocifiggere e bruciare sulla stessa scogliera.
A questo punto ritorniamo al presente. Siamo in questa cittadina americana dove Douglas venne linciato dallo sceriffo: paradossalmente la gente del posto sa che lo sceriffo (ormai morto da tempo) commise un grave crimine eppure la sua figura è ancora molto stimata. Faccio una riflessione sulla giustizia americana e sulla necessità di condannare anche la memoria affinché l'ingiustizia non sopravviva alla morte. Il paese americano sembra in realtà un vecchio paesino di montagna italiano con le case di pietra scalcinate e le strade selciate da cui spuntano diversi ciuffi di erba. Un gruppetto di 4/5 persone è seduto di fronte a una casa: è quella dello sceriffo e loro devono essere i suoi discendenti. Forse sono diventato una donna, comunque entro nella casa per indagare. Subito all'ingresso c'è una statua in marmo dello sceriffo: l'esamino alla ricerca di simboli nascosti ma non trovo niente. Vado al piano superiore: c'è un bambino grassoccio e dall'aria non troppo sveglia, con le mani e la faccia scarabocchiati con i pennarelli intento a disegnare su un foglio. Sa però dell'esistenza dei portali e mi spiega che basta disegnare i segni che abbiamo sul nostro corpo per avere il proprio portale sempre disponibile e, così dicendo, mi mostra una cicatrice che ha sul dorso della sua mano fra pollice e indice: quando però scopre che io non ho nessuno nessun simbolo sulla mia mano viene colto da un attacco di panico! Nella stanza c'è però anche uno psicologo che mi spiega (nel frattempo sono divenuto me stesso) che i simboli possono essere molti, presenti a coppie, che alcuni sono più ricorrenti di altri e che si tende a disegnarli quando siamo distratti.
Io, d'istinto, dico subito che il mio simbolo è l'esagono. Ma lo psicologo neppure mi risponde e mi mostra uno stampato con alcuni di questi disegni tipici: la maggior parte è molto complessa. Ci sono strane fontane e delle specie di mosaici colorati; ne ricordo uno strano: una specie di lampione, o forse un manico d'ombrello, di cui solo la parte superiore proietta un'ombra, una specie di C nera; il professore spiega che chi lo disegna non si rende conto dell'incongruenza ottica. Uno dei pochi simboli “semplici” presenti è un rombo, come il seme di quadri nelle carte. L'esagono non c'è.
A questo punto inizio a svegliarmi e penso a quante cose interessanti ho sognato, soprattutto i mondi che avevo visto attraverso i portali erano molto belli e affascinanti: per non scordarmi nessun particolare inizio a ricordare e ripetere quanto sognato. Uno dei sogni più vecchi era un viaggio nel Vangelo dove avevo parlato con Gesù e numerosi santi: tutti mi avevano detto delle parole spiritose ma anche intelligenti e profonde. Però faccio già fatica a ricordarle: ricordo le parole di San Luca e, sfortunatamente, quelle di Grillo (l'unico personaggio “fuori posto” nella sacra compagnia) che mi dice solo una battuta mediocre del tipo “Eh, hai visto? Poi nessuno ti crederà quando ripeterai queste parole!” riferendosi a quello che mi avevano detto i vari santi.
Lo sforzo di ricordare mi sveglia completamente e immediatamente le parole che mi sembravano appena al di là della mia portata svaniscono del tutto. Forse non avevo realmente sognato questi incontri ma era un'illusione del sogno credere di averlo fatto.
Conclusione: più che un sogno un'odissea!
L'esempio di Benjamin Franklin
10 ore fa
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