Ieri avrei dovuto scrivere del Brexit e fare le mie previsioni sull'esito del referendum inglese!
In realtà le avrei sbagliate: ero ormai convinto che la vittoria del “remain” fosse certa. Sono infatti molto, probabilmente troppo cinico e sospettoso, e consideravo le percentuali date dai sondaggi ormai così vicine da finire in “zona brogli”: ovvero alterando il risultato di (relativamente) pochi voti si sarebbe potuto cambiare l'esito del referendum.
Invece l'UK mi ha dimostrato che esistono ancora paesi democratici, dove i parapoteri (*1) non riescono a fare tutto ciò che vogliono e, a volte, come in questo caso, vengono sconfitti.
Ricordo che quando ero un ragazzino ed ero al liceo, io e i miei compagni, avevamo grandi aspettative per l'Europa. Aspettavamo il 1992 (anno dell'entrata in vigore del trattato per la libera circolazione delle persone all'interno della UE) con l'idea che avremmo girato l'Europa in lungo e in largo. Una maggiore integrazione non sembrava un miraggio ma quasi una logica conseguenza degli eventi.
Ma che cosa è successo da quegli anni?
Il problema è che l'Europa per il comune cittadino, dopo il graditissimo regalo della libera circolazione, non ha portato altro. Tutte le iniziative, regole e leggi ispirate dalla UE alle personi comuni non hanno portato niente se non grattacapi extra e obblighi burocratici (tipo il controllo obbligatorio delle macchine o quello delle caldaie). I veri grossi vantaggi li hanno ottenuti i gruppi finanziari e le multinazionali ma per gli europei le ricadute positive sono state minime.
Poi è arrivato l'euro. Inizialmente anch'io ne ero felice: a 10 anni di distanza dalla libera circolazione delle persone sembrava il passo naturale e successivo per raggiungere una maggiore integrazione.
Invece no: l'euro era una fregatura, accuratamente impacchettata per farla sembrare un regalo, ma era invece una gigantesca truffa. L'euro ha dimostrato che far usare la stessa valuta a delle economie diverse, senza alcun aggiustamento, porta a degli squilibri sempre maggiori: il grafico (adesso non riesco a ritrovarlo!) che vidi nel viario di un economista controtendenza (v. Goofynomics) è illuminante: mostra l'andamento dell'accreditamento (o dell'indebitamento) dal 2000 al 2012 di vari paesi della EU. La tendenza è netta e chiara: l'unico paese il cui grafico schizza verso l'alto è la Germania: tutti gli altri vanno in perdita o pareggio (*2). Che significa? Improvvisamente gli industriali tedeschi sono diventati dei geni mentre tutti gli altri si sono trasformati in fessi?
No: semplicemente gli squilibri introdotti dall'euro (e non corretti) vanno a premiare un'unica economia, quella tedesca, favorendola sempre di più.
Con l'euro non ci guadagnano né i cittadini né le piccole imprese ma le banche, le multinazionali, gli speculatori, magari chi acquista aziende italiane a buon prezzo e, come sistema paese, solo la Germania.
In questo quadro economico sempre più deteriorato c'è poi da considerare l'irrilevanza politica che i cittadini hanno nell'UE. Si vota solo per eleggere il parlamento europeo (i cui membri però rispondono ai propri partiti e ignorano completamente i propri elettori) ma poi decide tutto il consiglio d'Europa (un'assemblea dei vari governi) i cui provvedimenti vengono sistematicamente ratificati dal parlamento. Per non parlare poi dell'influenza che hanno le lobby nell'indirizzarne le decisioni: lo sapevate che, in perfetto stile americano, le lobby hanno i propri uffici nelle sedi dell'unione?
Questo parlamento europeo che non funziona e questa totalmente falsa democrazia sono a mio avviso la causa del degrado dei principi dell'UE: l'Europa dei popoli è stata trasformata nell'Europa delle banche...
Ai principi di uguaglianza fra le persone, senza nazionalità ma tutti "europei", che tanto mi avevano impressionato da giovane siamo passati all'Europa della burocrazia, dell'egoismo, dell'ingiustizia e delle tasse (“ce lo chiede l'Europa”).
La situazione greca ci dà un chiaro esempio dell'Europa attuale: la UE continuando a esigere gli interessi sul debito e fornendo di volta in volta il minimo indispensabile per sopravvivere si sta comportando come lo strozzino che riduce sul lastrico una famiglia indebitata: è questa l'Europa che sognavamo?
Se in Grecia ci fosse ancora la democrazia (che è stata invece tradita la scorsa estate da Tsipras) adesso i greci sarebbero fuori dall'unione: avrebbero dichiarato l'insolvibilità del debito pubblico e sarebbero ripartiti. Magari adesso sarebbero già in ripresa...
Invece no: sono prigionieri della UE che li spoglia di tutto senza però dargli alcuna speranza di un futuro migliore.
E la cosa ci dovrebbe interessare perché, se la logica è questa, prima o poi verrà anche il turno dell'Italia.
E ora col brexit cosa succederà?
Non sono un economista ma ho la netta sensazione che passato il terremoto finanziario (dopo tutto per l'Europa delle banche è stato un brutto colpo) la situazione si normalizzerà favorevolmente per l'UK. La mia speranza (debole in realtà) è che questa decisione, presa dal popolo inglese e non dai parapoteri (*1), porti a una seria riflessione sull'Europa che vogliamo. Io sogno un Europa, unita politicamente e fondata su giustizia e uguaglianza, con una democrazia che funzioni (decentemente), al servizio dei cittadini e non delle banche.
Conclusione: bisogna rifondare l'Europa e se la strada per farlo è demolirne l'attuale edificio allora ben vengano le ruspe. Talvolta, quando si sbaglia strada, bisogna rassegnarsi a fare inversione e tornare indietro anche per diversi Km...
Nota (*1): parapotere = “potere forte” nel senso spiegato in Rimpiazzo per “potere forte”...
Nota (*2): forse si salva l'Olanda che ottiene un risultato positivo sebbene inferiore a quello tedesco...
L'esempio di Benjamin Franklin
7 ore fa
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