[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è
utile la lettura della mia
Epitome (V. 0.4.1 "Morrigan").
Ieri ho scoperto che il
giorno della memoria non è dedicato, come credevo, al ricordo di tutti i genocidi ma specificatamente alle vittime dell'Olocausto.
Ciò che si dice sull'importanza della memoria è certamente vero: solo imparando dal passato si può evitare di ripeterne gli errori.
Ma la memoria, come la verità, per essere pienamente efficace non può essere troppo selettiva: se si perde il contesto allora la verità si inaridisce e diviene dogma; qualcosa di ripetuto pedissequamente ma non realmente compreso (v.
Libertà d'opinione 1 di 2 e
2 di 2).
Per questo motivo se vogliamo imparare veramente dal passato è bene ampliare i nostri orizzonti e considerare anche altri genocidi. Paradossalmente questo lavoro di osservazione migliorerà la nostra comprensione anche dell'Olocausto e, soprattutto, ci permetterà di individuare similitudini fra queste stragi di massa. Questa comprensione è l'elemento fondamentale per imparare dal passato.
Idealmente mi piacerebbe portare avanti questo progetto di anno in anno ma, conoscendomi, non prometto niente.
Oggi però, prendendo lo spunto da
L'armata a cavallo di Babel' (v.
Un brutto e un bello) dove vi è un fugace accenno, voglio ricordare il genocidio dei circassi.
Non ho avuto tempo per approfondire l'argomento e le seguenti informazioni si basano esclusivamente sugli articoli di Wikipedia
Circassians e
Circassian genocide.
I circassi erano gli antichi abitanti della Circassia, una regione sulla costa del mar Nero a sud-est della Crimea. Già nel IV secolo a.C. esisteva nella regione un loro regno. Nel IV secolo d.C. il paese fu conquistato dai bulgari e, successivamente, alla disgregazione della Grande Bulgaria, la Circassia divenne parte del regno di Alania (dal VII secolo fino al 1338-39) che durò fino alla conquista mongola quando tale area divenne un kaganato.
La religione fu inizialmente quella cristiana ma nel XVII secolo la maggioranza degli abitanti divenne musulmana.
A cavallo fra il XIX e XX la regione subì l'espansionismo della Russia nell'area del Caucaso e, dopo la vittoria russa nel 1864, negli anni successivi dal 1864 al 1867, l'esercito russo uccise o costrinse alla fuga nell'impero Ottomano (che provocò numerose vittime a causa di epidemie e stenti) gran parte della popolazione locale. Solo pochi circassi giurarono fedeltà all'impero russo e rimasero nelle loro terre.
Ovviamente non abbiamo dati precise ma diverse stime valutano le perdite fra il 90% e il 97% della popolazione. Tuttora la grande maggioranza della popolazione di origine circassa vive in Turchia.
Secondo alcuni storici la deportazione dei circassi è il primo esempio moderno di genocidio e ispirerà poi quello degli armeni nell'impero Ottomano.
Da questa brevissima sintesi cerchiamo di estrarre gli elementi salienti di questo genocidio.
1- minoranza (rispetto alla popolazione russa)
2- religione diversa
3- differenza culturale (in particolare la lingua)
4- etnia (?)
5- localizzazione territoriale
6- il tipo di governo della maggioranza (impero russo)
7- rappresentanza politica della minoranza
Il punto 1 non spiega tanto le ragioni del genocidio ma è una precondizione che lo rende possibile: un tale atto deve essere imposto con la forza e solo una maggioranza netta può essere significativamente più forte da poter compiere tale crimine. Se la minoranza non fosse tale si avrebbe invece una guerra civile con perdite da entrambe le parti.
I punti 2, 3 e 4 possono essere riassunti con una sola parola: “diverso”. Per “giustificare” un genocidio occorrono comunque dei protomiti ([E] 2) che ne spieghino il motivo. Ovviamente si tratterà di motivazioni speciose ma è facile supporre che la loro base comune stia nel descrivere la minoranza come diversa, sotto molteplici punti di vista (per la religione, la lingua, la cultura, l'etnia, etc...), dalla maggioranza: e da questa “diversità”, vera o presunta, la minoranza è accusata, a torto o a ragione, di trarne vantaggio a discapito della maggioranza. Quanto queste differenze siano reali non è troppo importante: i protomiti non basano la loro forza sulla loro verità intrinseca ma dal numero di persone che crede in loro ([E] 2.4). Per questo una buona propaganda può compensare anche gli argomenti più deboli.
Il punto 5 ha una duplice lettura: a. se una minoranza è circoscritta in specifici territori allora sarà anche meno conosciuta dalla maggioranza che, quindi, crederà più facilmente ai protomiti contro di essa; b. il territorio abitato dalla minoranza, con le sue ricchezze, può essere il vero obiettivo del genocidio.
Bisogna infatti ricordare che ogni stato persegue principalmente gli interessi dei propri parapoteri e non della sua popolazione in generale ([E] 7 e 11): gli argomenti, ovvero i protomiti, con cui si giustifica alla maggioranza le ragioni del genocidio saranno sempre fuorvianti ([E] 2.5), ovvero avranno delle funzioni nascoste che inducono chi credi in essi a raggiungere delle conclusioni errate di cui, in ultima analisi, beneficeranno soprattutto i parapoteri, i “mandanti” del protomito.
Questo ci porta al punto 6. I parapoteri controllano, più o meno direttamente, ogni stato e ogni forma di governo. C'è da dire però che la democrazia, che nel proprio protomito fondante propugna l'uguaglianza degli uomini (da cui un voto a testa), avrebbe difficoltà probabilmente insormontabili a conciliare tale principio ([E] 11.1) con la necessità di uccidere una fetta significativa della popolazione.
Inoltre nelle democrazie anche le minoranze hanno la propria rappresentanza politica (punto 7: i circassi, dopo la sconfitta militare in guerra, non avevano più una loro rappresentanza) e questo, almeno parzialmente, le protegge (*1).
Tenendo conto di questi setti punti, facendo i dovuti distinguo e valutando senza mai dimenticare il buon senso, è più facile imparare la lezione del passato e applicarla al presente. Basta guardarsi intorno e vedere quanti di questi punti sono applicabili a situazione esistenti.
Nei casi in cui tutti e sette i punti non siano verificati è più improbabile che si verifichi un genocidio ma ciò non toglie che si debba rimanere all'erta per vigilare su possibili abusi della maggioranza sulla minoranza (*2).
Rileggendo quanto scritto mi rendo conto di assolvere, almeno parzialmente, la maggioranza della popolazione attribuendo il grosso della colpa ai protomiti fuorvianti creati dai parapoteri per raggiungere i propri obiettivi. In realtà è possibile che la maggioranza nutrisse già dei pregiudizi, ovvero distorsioni ([E] 2.2) sulla minoranza: ma questi da soli non possono sfociare in una violenza massiccia e organizzata. Possono però essere l'humus sul quale protomiti più complessi possono far crescere più facilmente la pianta della follia e dell'odio.
Infine credo che, se avrò la costanza di portare avanti questo progetto, col tempo e con maggiori esempi di genocidio a disposizione, sarà possibile arrivare a riflessioni più profonde che ci permetteranno di comprendere ancora meglio cosa possa renderli possibili. Questo pezzo di oggi non deve perciò non è un punto di arrivo ma di partenza.
Conclusione: con quanto scritto spero di aver dato un contributo utile, sebbene piccolo, al giorno della memoria.
Nota (*1): prendo l'occasione per ribadire l'importanza in democrazia di un'opposizione capace di esprimere la propria opinione e far sentire la propria voce. Per questo premi di maggioranza abnormi sono potenzialmente molto pericolosi.
Nota (*2): Un'intuizione: nel mondo attuale poi, dove tutto si misura col denaro, una forma di genocidio potrebbe essere quella di costringere una minoranza a vivere in condizioni di estrema povertà: la povertà genera altra povertà e dà poche possibilità di rivincita e miglioramento sociale. Da notare che la cultura occidentale (con la sua democrazia) è vulnerabile a queste forme di iniquità perché da secoli convive col protomito del capitalismo che giustifica e tollera anche grandi squilibri di ricchezza.