«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

lunedì 26 ottobre 2015

Paolo Diacono

Che idea vi dà il nome “Paolo Diacono”? Di quale epoca vi sembra?

A me parve un nome completamente anonimo ed, essendo l'autore di un libro pubblicato negli anni '60, mi aspettavo fosse uno studioso del XX secolo. Invece...

Il libro in questione è Storia dei Longobardi di Paolo Diacono, Ed. Rizzoli, 1967, trad. Massimo Felisatti. E la menzione di un traduttore fa capire che l'opera non fu scritta in italiano: il titolo originale è infatti Historia Langbardorum e Paolo Diacono fu un religioso romanizzato ma di orgogliosa discendenza longobarda!

Il libro è poi leggibilissimo: nell'antichità infatti in tali opere la volontà di intrattenimento era sempre presente e, talvolta, prevaleva sulla verità storica. In particolare le informazioni più interessanti che ho trovato in questo volume le ho lette fra le righe...

È importante sapere che Paolo Diacono fu un longobardo nato nel 720 a Cividale, nel ducato del Friuli, e morto nel 799. Da giovane intraprese la “carriera” religiosa ed, evidentemente, dovette essere considerato molto colto fra gli uomini del suo tempo: diventò infatti il precettore di Adelberga, figlia di re Desiderio (*1), e successivamente (nel 782) andò in Francia dove Carlo Magno gli affidò l'incarico di insegnare il greco alla scorta che avrebbe accompagnato la figlia in Grecia come moglie dell'imperatore bizantino. Infine passò gli ultimi anni di vita nel monastero benedettino di Montecassino.

Leggendo fra le righe si scopre che il rapporto fra longobardi e franchi fu sempre difficile fin dalla discesa dei primi in Italia. Paolo Diacono “tifa” chiaramente per i longobardi ma si capisce che i franchi erano militarmente più forti e, immagino, più numerosi. In caso di invasioni straniere la tattica dei longobardi era quella di arroccarsi nei propri castelli piuttosto che affrontare il nemico in campo aperto anche se, ovviamente, non mancano battaglie vittoriose. Come detto sono arrivato a questa conclusione leggendo fra le righe ma ci sono altri indizi al riguardo: quando i longobardi giunsero in Italia la trovarono devastata sia dalla guerra fra goti e bizantini che dalle malattie. Occuparono quindi i loro territori praticamente senza combattere mentre le zone adeguatamente protette rimasero sotto il controllo imperiale. Se i longobardi fossero stati abbastanza forti avrebbero conquistato tutta l'Italia; analogamente nei due secoli di dominazione longobarda non ci furono tentativi di estenderne l'influenza espandendosi al di fuori dei confini della penisola: evidentemente era già complicato mantenere i territori già conquistati.
In pratica ho la sensazione che la popolazione longobarda si fosse stabilita, come tanti piccoli presidi militari, a macchia di leopardo solo in alcuni luoghi strategici: Pavia era la residenza del re e del suo esercito, poi in Friuli, a Benevento, a Spoleto etc... ogni duca aveva il proprio piccolo esercito: forze sufficienti a mantenere il controllo del territorio ma non capaci di affrontare un forte nemico se non riunendosi tutti insiemi. Ma ovviamente per collaborare sarebbe stata necessaria un'efficace cooperazione fra duchi e re che invece mancava quasi del tutto come si capisce chiaramente dalle numerose ribellioni interne.
In breve, mi pare di aver capito, i longobardi furono troppo pochi per controllare l'intero territorio italiano e per difendersi efficacemente contro minacce militari ben organizzate.

Interessante anche il rapporto con il Papa. Come ho verificato su un atlante storico, Roma e il Lazio erano sotto il controllo dei bizantini ma ovviamente anche la voce del re longobardo era importante... A chiarire il rapporto fra papato e longobardi ci sono tre lettere attribuite al Papa Gregorio Magno: una al re, una alla regina e una al duca di Benevento. Non so se tali missive sono originali ma, nel caso peggiore, sono indicative delle relazioni fra papato e longobardi nel VIII secolo invece che del VII.
Il Papa è paternalmente gentile con la regina, cristiana devota e benefattrice della Chiesa; tratta da pari il re ma soppesando le parole, attento a non dichiararsi superiore se non sul piano religioso; infine nella lettera al duca Arichi (gli deve chiedere un favore), sebbene sempre ossequioso, è più sbrigativo che nei confronti del re. Insomma delle lettere estremamente ben dosate politicamente.
Probabilmente sono ingenuo ma, soprattutto da Papa Gregorio Magno, mi sarei aspettato più spiritualità e meno diplomazia politica.
Nel complesso ne ho ricavato l'impressione che l'influenza, chiaramente variabile nel corso degli anni, del re longobardo sul Papa fosse importante ma non determinante.

Ma passiamo a qualche “chicca” che mi sono annotato...

- Subito nel primo capitolo c'è un accenno a una presunta etimologia di “Germania” dal latino germina termine inteso come "terra feconda". L'autore spiega che i longobardi emigrarono dalle loro terre natali nel lontano nord (ipotizza dalla Scandinavia) a causa delle pressione demografica.
È un'ipotesi interessante perché avvalorerebbe una mia idea sulla caduta dell'impero romano. Al riguardo ho letto vari libri che presentano numerose ipotesi sul crollo dell'impero d'occidente ma nessuna prende in considerazione cambiamenti climatici. Si sa però che nel corso della storia ci sono stati periodi (di secoli) più o meno caldi e, appunto, ipotizzavo che le invasioni fossero avvenute in corrispondenza di tali cambiamenti... Magari ci ritornerò a parte...

- l'etnonimo “longobardi” significa “lunghe barbe” e infatti gli uomini non se le tagliavano mai. Ho notato almeno un caso in cui un duca (mi pare) longobardo viene rasato per umiliarlo. L'origine viene fatta risalire a una leggenda che tira in ballo Odino (o Wotan) e, per quanto già lo sapessi, mi ha colpito che il dio supremo della religione germanica fosse equiparato dai romani a Mercurio invece che Giove. Del resto però tale equivalenza la troviamo anche nei nomi dei giorni della settimana: Mercurio → mercoledì → Wednsday → Wotan; mentre Giove → giovedì → Thursday → Thor...

- Nel quarto capitolo del secondo libro c'è una descrizione della peste. I sintomi mi sembrano concordare con quelli descritti nel Decameron mentre non ricordo più esattamente quelli della peste di Atene descritti da Tucidide...

- Nella descrizione della geografia dell'Italia alcune regioni appaiono deformate rispetto agli attuali confini: in particolare la Toscana è spostata più a sud e ingloba l'attuale Lazio, Roma compresa. Al contrario il nome Lazio viene usato come nome alternativo a Italia e Ausonia: per la precisione Lazio deriverebbe dalla stessa radice di “latitante” perché proprio in Italia si rifugiò Saturno inseguito da Giove.

- mio padre soleva (circa 40 anni fa!) canticchiare dei versi (non so se di una poesia o di una vecchia canzone) del tipo “Bevi Rosmunda, bevi nel cranio vuoto del tuo papà...” (*2). Questi versi oggettivamente un po' macabri avevano sempre affascinato la mia fantasia di fanciullino.
Ora finalmente so a quali fatti storici si riferiscono tali versi...
Alboino, il primo re longobardo d'Italia, sconfisse e uccise il re dei gepidi Cunimondo e, come da usanza, dal suo cranio ne fece ricavare una coppa. Per rappacificarsi coi gepidi ne sposò la figlia Rosemunda. Un giorno però, ubriaco, durante un banchetto la costrinse a bere proprio da tale coppa.
E la rancorosa Rosemunda se la legò al dito...

- A Roma nell'ottobre del 589 ci furono piogge violentissime e il Tevere si gonfiò così tanto che: «...nell'alveo del fiume, insieme a un gran numero di serpenti, un drago di terrificante grandezza attraversò la città e scese al mare.». Ma altrove si parla anche di comete, stelle nere, fiumi e piogge di sangue...

- Interessante la moda del longobardi a cavallo fra il VI e VII secolo. Gli uomini portavano i capelli così: «Si scoprivano la fronte radendosi tutt'intorno fino alla nuca, e i capelli, cadendo ai lati fino all'altezza della bocca, erano divisi in due parti da una scriminatura.»

- Secondo l'autore gli Avari erano gli Unni: non so se sia vero...

- Mi ero dimenticato di una quarta lettera di Papa Gregorio, stavolta diretta all'imperatore Maurizio. A me pare vagamente presuntuosa ma, al contrario, Paolo Diacono la giudica estremamente umile...
Mi sembra infatti che il Papa alluda alla propria importanza nella politica dell'Italia sottintendendo di essere in grado, se solo lo volesse, di poter fare e disfare re e duchi. Di nuovo, comunque, una lettera estremamente politica che non mi sarei aspettato da tale Papa.

- Gli dèi dell'antichità sono considerati demoni.

- Altra etimologia e piccola soddisfazione personale. Molto spesso l'autore accenna al popolo degli Schiavoni che vivevano a est del Friuli ma le note non forniscono nessun chiarimento al riguardo. In realtà mi è tornata in mente che l'etimologia di “schiavo” deriva da “slavo” perché da tale regione provenivano gli schiavi. Mi pare quindi molto verosimile che il popolo degli Schiavoni sia il popolo degli slavi. Da controllare, però!

- Re Grimoaldo espugna e rade al suolo Forlimpopoli: mi chiedo se tale città corrisponda all'attuale Forlì... Verificato su Google Maps: no, Forlimpopoli è un comune distinto da Forlì ma si trova molto vicino al capoluogo.

- Una bella tradizione dei longobardi: nei cimiteri, per ricordare i famigliari morti lontano in guerra, venivano piantate delle pertiche nel terreno che recavano sulla loro sommità delle colombe intagliate nel legno e orientate verso il luogo della presunta morte.

- Altra etimologia che non conoscevo (o che da lungo tempo avevo dimenticato): all'inizio dell'VIII secolo il potere del re dei franchi viene adombrato da quello dei Maggiordomi. Le note chiariscono la stravagante frase spiegando che “Maggiordomi” deriva dal latino Maiores domi regiae.

- Essendo un religioso l'autore cerca sempre di presentare nella luce migliore ogni Papa. Nel seguente caso cade però in una contraddizione evidente: «[L'imperatore Giustiniano] ordinato a papa Costantino di presentarsi da lui... ...si getta ai suoi piedi implorando perdono per i propri peccati»!

- Un altro indizio della relativa debolezza del longobardi: ecco uno stratagemma adottato da re Ansprando: «Quando venivano da lui ambasciatori di popoli stranieri si vestiva di panni vili e pellicce, e per non eccitarli a meditare insidie contro l'Italia, non serviva mai loro vini preziosi o altre cose squisite.»

- Sfortunatamente la storia di Paolo Diacono termina con re Liutprando, in pratica al massimo dello splendore dei longobardi in Italia. Mi sarebbe piaciuto conoscere il punto di vista dell'autore sui motivi della sconfitta di re Desiderio. Io ipotizzo che a quell'epoca i duchi longobardi fossero in discordia fra loro e che questo non permise al re Desiderio di contrapporre ai franchi un esercito all'altezza...

Conclusione: libro molto interessante!

Nota (*1): e re Desiderio (con tanto di figlia/e e piccolo Adelchi) è stato il primo personaggio che ho controllato nella mia partita con i longobardi nel videogioco King Crusade II: vedi Messo (strategicamente) male...
Nota (*2): Devo indagare... con Google/Youtube dovrebbe essere facile scoprirlo...

Nessun commento:

Posta un commento